tag:blogger.com,1999:blog-89139499378982258042024-02-07T14:15:37.994-08:00AMETISTA LAB Laboratori e Percorsi di consapevolezza aperti a tutti organizzati da Spazio Ametista
di Tamara Macellonihttp://www.blogger.com/profile/07926140766169009157noreply@blogger.comBlogger4125tag:blogger.com,1999:blog-8913949937898225804.post-66175173927938285362017-11-21T06:04:00.001-08:002017-11-21T06:05:13.847-08:00La vulnerabilità del bambino prenatale<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEijLqdZQC9ExyCFScDLD4rk6DUj82iyarkDt5ZieNgmXqURr-qJPAIPwn-w3HF-PxqMBWwu1VyN-kTkY3D-ImXx34X2CDzip_Fxvvx18RV6mKkgkr9oa02A74CrJv2U85WV6x1hGahh35fk/s1600/gemelli.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="216" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEijLqdZQC9ExyCFScDLD4rk6DUj82iyarkDt5ZieNgmXqURr-qJPAIPwn-w3HF-PxqMBWwu1VyN-kTkY3D-ImXx34X2CDzip_Fxvvx18RV6mKkgkr9oa02A74CrJv2U85WV6x1hGahh35fk/s320/gemelli.jpg" width="320" /></a></div>
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<b><u>THE VULNERABLE PRENATE</u></b></div>
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<b>LA VULNERABILITA</b><b>’ DEL BAMBINO “PRENATALE”</b></div>
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<b>DR William Emerson</b></div>
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<b>Traduzione e adattamento di Tamara Macelloni</b></div>
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<b><i>Questo articolo chiarisce le condizioni in cui le esperienze prenatali producono effetti su tutto il resto della vita e descrive le prospettive necessarie per comprendere gli effetti dei traumi prenatali.</i></b></div>
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<b>Introduzione</b></div>
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Il bambino prenatale (il bambino non ancora nato, ancora nel ventre materno) è estremamente vulnerabile per moltissimi motivi, che non sono né riconosciuti né ben distinti.</div>
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Molte persone pensano, o partono dal presupposto, che i bambini prenatali non sono coscienti e a stento attribuiscono loro lo status di essere umano. Ricordo un recente viaggio in treno durante il quale una madre in attesa sedeva in una carrozza fumatori piena di gente chiassosa. Le chiesi se si stava preoccupando per il bambino che era dentro di lei e se pensava che il fumo e l’ambiente rumoroso potessero dar fastidio. Ella rispose: “ Certamente no, a questo stadio i bambini non sentono niente”!</div>
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Niente potrebbe essere più lontano dalla verità. Le teorie e le ricerche degli ultimi 20 anni dimostrano che le esperienze prenatali non solo possono essere ricordate, ma hanno anche un impatto sull’intera vita della persona. Lo scopo principale di questo articolo è di chiarire le circostanze in cui le esperienze prenatali avranno un impatto importante sul resto della vita e descrivere le prospettive teoriche e le ricerche necessarie per comprendere gli effetti dei traumi prenatali.</div>
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<b>Sistemi di “traumi interattivi”</b></div>
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Le esperienze prenatali hanno maggiori possibilità di avere un impatto sul resto della vita quando sono seguiti da condizioni rinforzatrici o traumi interattivi. Il termine trauma interattivo significa che i traumi interagiscono fra loro nel produrre i loro effetti. Nell’ambito delle analisi statistiche, interattivo significa che gli effetti dei fattori dipendono dalla presenza di altri fattori. Entrambe queste definizioni comunicano il significato di interazione che usiamo in questo articolo. Per esempio, è improbabile che essere bloccati nel canale del parto durante la nascita causi un senso di claustrofobia negli adulti. Tuttavia è possibile soffrire di claustrofobia se traumi simili e “rinforzatori” si presentano in seguito.</div>
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In uno dei casi che ho trattato, un bambino che era rimasto bloccato durante la nascita era anche rimasto chiuso in bagno per 24 ore da piccolo e il fratello aveva cercato di strangolarlo in varie occasioni. In questa situazione ci sono diversi punti rilevanti, ma il trauma prenatale fornisce il “substrato” per le esperienze successive. In altre parole, le esperienze della vita sono percepite in termini di traumi precedenti non risolti.</div>
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Quando un bambino rimane bloccato durante la nascita, è già più predisposto a percepire gli eventi successivi come intrappolati o a manipolare inconsciamente e scegliere situazioni di vita che portano a sentirsi intrappolato. Questo processo è detto ricapitolazione. In seguito, eventi simili o ricapitolati, indipendentemente dai processi percettivi, hanno una grande probabilità di rinforzare il trauma prenatale, sfociando in sintomi cronici. In questo caso, per il bambino di cui abbiamo appena parlato, gli eventi dell’infanzia hanno agito come rinforzatori del trauma di nascita risultando in un claustrofobia cronica.</div>
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<b>Gli effetti delle esperienze prenatali: il bambino prenatale è un essere consapevole</b></div>
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Durante il congresso APPPAH di San Francisco nel 1995, David Chamberlain condivise un’esperienza che esemplifica la consapevolezza del bambino prenatale. In questo caso il bambino era stato sottoposto ad un’amniocentesi. Nel video si notava che quando l’ago era inserito nell’utero, il bambino si voltava verso l’ago e lo allontanava da sé. Pensando di essere di fronte ad un’aberrazione, lo staff medico ripeté la procedura di inserimento e di nuovo il bambino reagì nel solito modo. Altri aneddoti ci raccontano di bambini che sistematicamente si allontanano dagli aghi che entrano nell’utero. Basandoci su queste osservazioni, possiamo tranquillamente concludere che i bambini sono molto coscienti di quanto sta loro accadendo intorno, specialmente degli eventi che hanno un diretto impatto su loro stessi.</div>
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Nel suo libro “From Fetus to Child”, Alessandra Piontelli cita molti casi di consapevolezza prenatale. Ella descrive una coppia di gemelli a circa 4 mesi di gestazione, molto consapevoli della presenza dell’altro, che interagivano periodicamente. Uno dei gemelli era attivamente aggressivo e l’altro sottomesso. Ogni volta che il gemello dominante spingeva o mordeva, il gemello sottomesso si allontanava e posava la testa sulla placenta nel tentativo di riprendersi. Dopo la nascita, all’età quattro anni, i due gemelli sembravano avere lo stesso tipo di relazione. Ogni volta che c’era un litigio o della tensione fra loro, il gemello passivo correva nella propria stanza e metteva la testa sul cuscino. Si portava anche dietro un cuscino che usava come oggetto di transizione, rifugiandosi in esso quando l’altro gemello diventava troppo aggressivo.</div>
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Con riferimento a questa e ad altre ricerche (come Babies remember birth di David Chamberlain e Primal connections di Elisabeth Nobles) appare chiaro che i bambini prenatali sono esseri consapevoli e che i comportamenti che mostrano in grembo si manifestano in seguito anche durante la vita.</div>
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<b>Gli eventi prenatali rimangono nella memoria</b></div>
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Per anni è stata dura comprendere come le esperienze prenatali possano essere ricordate. Il sistema nervoso centrale è molto rudimentale durante il periodo prenatale e non completamente mielinato (ricoperto di uno strato protettivo). In ogni modo durante le regressioni di adulti in alcune comunità primal è un fatto molto frequente regredire ad eventi prenatali. Nel 1970 Graham Farrant, un medico australiano, iniziò a fare esperienze di eventi prenatali e videoregistrare le reazioni corporee. Fu stupefatto quando scoprì che la maggior parte delle memorie prenatali significative erano sperimentate a livello cellulare invece che nei tessuti muscolari o scheletrici e le denominò memorie cellulari.</div>
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Nel 1975 Frank Lake un teologo e psichiatra inglese scoprì che le memorie prenatali derivavano da cellule virali, che i virus erano cellule prenatali primitive che si formavano durante il trauma e portavano memorie traumatiche. Durante gli ultimi anni, un considerevole numero di ricerche nel campo della biologia cellulare ha dimostrato e supportato la teoria che le memorie si possono codificare nelle cellule.</div>
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Le ricerche del Dr Bruce Lipton, intervenuto al Congresso APPPAH del 1995 supportano e avvalorano le conclusioni di Farrant e Lake.</div>
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<b>Le Memorie Prenatali potrebbero essere le più influenti</b></div>
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Un gruppo di psicologi europei, guidati dal R.D. Laing e Frank Lake (entrambi deceduti) affermano che le memorie prenatali hanno un’influenza più significativa perché sono le prime. Questa prospettiva è chiara nel libro “The Facts of Life” di Laing, dove egli scrive: “ L’ambiente è registrato dal primo momento della mia vita; dalla prima cellula di me stesso”. Ciò che accade alle primissime cellule di me può riverberarsi su tutto il resto delle generazioni cellulari che derivano da questa prima coppia genitoriale. La mia prima cellula porta tutte le mie memorie ‘genetiche’ (p.30).</div>
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E continua: “ Mi sembra credibile, come minimo, che tutte le esperienze nel nostro ciclo vitale, a partire dalla prima cellula, sono assorbite e conservate fin dall’inizio, e forse soprattutto all’inizio. Come questo possa succedere non lo so: come una cellula possa generare i miliardi di cellule che io sono adesso. Sembra impossibile, ma tuttavia i fatti sono questi. Quando guardo gli stadi embriologici del mio ciclo di vita, faccio l’esperienza di vibrazioni simpatetiche in me adesso…come io sento adesso, sentivo allora”(p.36). Frank Lake ribadì la visione di Laing. Lake diceva che l’esperienza più formativa era quella prenatale, specialmente nel primo trimestre intrauterino. In USA, Lloyd de Mause ha ampiamente scritto sulle influenze sociali, culturali e politiche delle esperienze prenatali e le ha riferite anche al congresso APPPHA.</div>
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<b>I bambini prenatali incorporano le esperienze e i sentimenti dei genitori</b></div>
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Durante le sue regressioni con pazienti adulti, Lake scoprì anche che gli avvenimenti più influenti sono le esperienze materne che passano biochimicamente attraverso il cordone ombelicale tramite le catecolamine. I bambini incorporano le esperienze e i sentimenti dei genitori, specialmente quelle della madre. Le emozioni materne ( e quelle paterne attraverso le risposte emozionali della madre) si infiltrano nel feto. Le ricerche dimostrano che l’esperienza della madre diventa anche l’esperienza del bambino.</div>
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Il seguente caso rappresenta un buon esempio: Il padre di una donna morì prima che ella concepisse suo figlio. Passò i nove mesi seguenti in uno stato depressivo per il lutto del padre. Se è vero che il bambino sperimenta le stesse emozioni della madre anch’egli avrà provato un senso di perdita e depressione e questi sentimenti sarebbero potuti riaffiorare durante l’infanzia o l’età adulta e questo sembra essere il caso. </div>
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Durante l’infanzia, il suo bambino era periodicamente depresso e il personale medico non aveva mai trovato basi fisiologiche o psicologiche per questa depressione (naturalmente non erano state prese in considerazione le esperienze prenatali). Quando il bambino cadeva in depressione, disegnava uomini vecchi e morenti in una grotta (nella psicologia pre- e perinatale la grotta simboleggia l’utero, il luogo dove ha fatto esperienza della perdita del nonno). Subito dopo aver disegnato il bambino stava meglio per un po’ di tempo, ma la depressione si riaffacciava poco a poco. Non era assolutamente consapevole della connessione tra i suoi disegni e la morte del nonno. La depressione divenne cronica quando iniziarono le tensioni tra i genitori (suo padre e sua madre vivevano separati, ma lo crescevano insieme). La tensione simboleggiava la perdita di suo padre e suo nonno. Occasionalmente nei disegni appariva una piccola bimba che cercava affannosamente l’uomo morente. La piccola bimba rappresentava probabilmente il suo femminile, il bambino interiore della madre e/o l’esperienza di una gemella femmina della perdita del nonno. Probabilmente il lutto non sarebbe riapparso sottoforma di depressione cronica senza le condizioni rinforzatrici della perdita del padre e delle discordie genitoriali.</div>
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E’ importante comprendere che, sebbene i bambini in fase prenatale partecipino all’esperienza dei genitori, fanno anche una loro propria esperienza indipendente da quella dei propri genitori. Non è ancora chiaro di come tutto questo funzioni, ma sono state riferite sufficienti situazioni a supporto di questa affermazione. Ad esempio, ricordo l’esperienza regressiva di un bambino gemello che era stato varie volte a contatto con aggressioni fisiche e verbali tra sua madre e il suo fidanzato durante la gravidanza. Raccontava di questi costanti litigi durante i quali lui e il suo gemello si rannicchiavano e dondolavano fino a che non finivano i contrasti. Mettendo in atto questo tipo di risposta si sentivano bravi (per aver evitato la tensione) e rilassati. Forse la confortante presenza di un gemello rendeva più semplice la separazione dall’esperienza dei genitori.</div>
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<b>Le esperienze prenatali possono influire in modo drammatico e sintomatico quando sono agiscono come rinforzatori</b></div>
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Nel caso della donna che perse il padre poco prima della gravidanza, il bambino ha presumibilmente sperimentato lo stesso senso di perdita della mamma.</div>
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Oltre a questo, si è aggiunto un trauma personale e tangibile poco tempo dopo. All’ottava settimana di gravidanza, il marito della madre la lasciò improvvisamente per un’altra donna, provocando uno shock e facendola sentire profondamente abbandonata. Si presume che anche il bambino dentro di lei si fosse sentito abbandonato. Dato che la donna aveva poca sicurezza finanziaria e non si sentiva in grado di crescere il figlio da sola, decise di abortire.</div>
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Tentò diversi aborti, molti dei quali usando un ferro uncinato o la parte curva di una stampella per abiti. Durante l’infanzia, suo figlio manifestò periodicamente atteggiamenti sadici ed autodistruttivi.</div>
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Le manifestazioni di questo sadismo assomigliavano molto ai tentativi di aborto della madre, anche se inconsapevolmente. Si bruciava con le sigarette e perforava le parti intime con oggetti metallici appuntiti. Il suo strumento sadico preferito era un amo da pesca, ma si lamentava di non poterne trovare una abbastanza grande. Durante l’adolescenza fu arrestato trenta volte per aggressione e il suo modus operandi era una reminiscenza dei tentativi d’aborto della madre.</div>
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In genere assaliva le sue vittime mentre dormivano, usando cavi di metallo intrecciati con un uncino saldato in cima!</div>
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<b>Aggressione e violenza sono sintomi patologici derivanti da traumi rinforzatori multipli uniti a temi di perdita, abbandono e aggressione</b></div>
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Nel caso appena descritto, il bambino prenatale aveva fatto l’esperienza di un’intensa perdita e dell’abbandono subiti dalla madre. In aggiunta aveva anche fatto l’esperienza dell’abbandono aggiunto ad un narcisismo genitoriale ( cioè la madre era così assorbita dal suo senso di abbandono e perdita che aveva poca o nessuna cognizione di lui, né il tempo o l’energia di onorare la sua presenza).</div>
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Al contrario, era percepito come un peso e qualcosa di cui disfarsi. Come conseguenza di questi sentimenti, egli subì anche l’aggressione dei tentativi d’aborto della madre.</div>
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<b>I Traumi prenatali e della nascita sono “Immagini specchio”</b></div>
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I traumi prenatali hanno due impatti distinti sulla nascita. Prima di tutto, la nascita è spesso percepita e sperimentata in termini di trauma prenatale. Per esempio, i bambini che hanno sperimentato tentativi d’aborto, hanno anche la probabilità di vivere il parto come una manovra distruttiva. I bambini che hanno subito aggressioni o violenze mentre erano nell’utero, hanno la probabilità di sperimentare gli interventi durante la nascita come aggressivi e violenti, anche senza l’intenzionalità da parte del personale medico o dei genitori.</div>
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Inoltre, come documentato da Sheila Kitzinger, laddove sia presente un significativo stress (trauma) prenatale, esiste una crescente casistica, statisticamente registrata, di complicazioni del parto. Maggiore è il livello di stress o trauma durante il periodo prenatale, maggiore è la predisposizione a complicanze alla nascita ed interventi ostetrici. </div>
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Questo è esattamente ciò che accadde nel caso della madre a cui era morto il padre prima di rimanere incinta e che tentò più volte di abortire. Il parto fu molto difficile con un lungo travaglio e molte complicazioni. Furono fatti, ripetutamente, diversi interventi, tra i quali l’induzione, aumento, sedazione, analgesici, anestesia, forcipi, episiotomia, reparto di terapia intensiva e respirazione forzata.</div>
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Dobbiamo sottolineare che la severità dei sintomi in questo caso derivano da traumi addizionali e rinforzatori, tutti comprendenti un senso di perdita, abbandono e aggressione. A tre mesi di vita, la madre portò il figlio al supermercato con il passeggino e, dimenticando di averlo con sé, lo lasciò in una corsia per varie ore prima di rendersene conto. Oltre a questo, ebbe anche un fidanzato che abusava ripetutamente del bambino nei primi anni di vita. Questi traumi multipli si ripresentarono nell’età adulta con aggressioni e violenze.</div>
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<b>I traumi prenatali e perinatali indeboliscono il legame madre-figlio alla nascita</b></div>
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Oltre al rischio di problematiche perinatali, i traumi prenatali hanno anche un impatto più insidioso: riducono notevolmente la quantità e la quantità del legame alla nascita. Tale riduzione avviene per due ragioni: la prima riguarda l’ottundimento difensivo di mente e corpo, una nostra difesa naturale (Bloch, 1985). Questa auto- anestesia avviene a seguito di cambiamenti ormonali susseguenti a trauma e shock. Quando il corpo e la mente sono sedati e quando il corpo è esausto a causa di uno stress, la quantità e la qualità del legame diminuiscono.</div>
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Il secondo impatto riguarda l’incapacità dei genitori e di altri di riconoscere il trauma, che diminuisce ulteriormente il processo del legame. Un trauma è generalmente seguito da un periodo critico di tempo in cui la persona richiede comprensione, accettazione e compassione per poter abbassare il livello di shock ed iniziare la guarigione. </div>
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Purtroppo è raro che i neonati ricevano comprensione, accettazione e compassione dopo i loro traumi pre- e perinatali. Questo semplicemente perché nessuno sa, o crede, che ci sia stato un trauma. Come ho potuto verificare durante le mie ricerche cliniche, i traumi non riconosciuti creano diffidenza nei bambini e ciò impedisce il processo di legame. Al contrario, è riconosciuto un livello e una profondità maggiore di legame in quei bambini che non sono stati traumatizzati o in quelli a cui sono stati riconosciuti i sintomi del trauma. Il legame si arricchisce nella sua profondità, intensità e durata. Se prestiamo attenzione alla qualità del legame, ci rendiamo conto che sarà significativamente ridotta o alterata dalla presenza di traumi non riconosciuti e non trattati.</div>
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<b>La mancanza di legame predispone l’individuo all’aggressione e alla violenza</b></div>
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Negli ultimi venticinque anni, lavorando con i bambini, ho trovato importanti interrelazioni tra il trauma prenatale, il trauma della nascita, il legame e l’aggressione. La prima interrelazione è che la nascita pregiudica il processo del legame perché molti degli aspetti della nascita sono psicologicamente e fisicamente dolorosi per il bambino. Gli esami e i test medici sono percepiti dal neonato come invasivi, non necessari e dolorosi e tutto ciò è raramente riconosciuto. Seguendo il protocollo, il personale medico separa il bambino dai genitori alla nascita e questa separazione è spesso vissuta come un terrificante abbandono.</div>
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L’esperienza della permanenza nel reparto di terapia intensiva risulta terrificante, sovra-stimolante, paurosa e vissuta in solitudine. L’anestesia è particolarmente d’impatto sul legame perché i residui rimangono in parte anche nelle ore e nei giorni successivi alla nascita e mantiene il figlio e la madre in uno stato di torpore e quindi meno disponibili ad iniziare un processo di legame affettivo.</div>
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L’Epidurale sembrava essere superiore ad altri anestetici per le problematiche dell’attaccamento, ma le ultime ricerche hanno dimostrato che anche le madri che hanno scelto questo tipo di anestesia mostrano comunque un minor attaccamento ai loro figli rispetto alle madri che non l’hanno ricevuta.</div>
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Questo sono solo alcuni esempi degli effetti del trauma della nascita sul legame affettivo. In ogni caso il processo di legame risulta condizionato perché è difficile per i bambini aver fiducia nei loro genitori quando questi non hanno percepito o riconosciuto il loro trauma pre- o perinatale.</div>
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In termini generali, maggiore è il numero e l’importanza dei traumi prenatali e della nascita che non sono stati riconosciuti, maggiore sarà l’impatto sull’attaccamento.</div>
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Inoltre, quando i traumi non sono trattati, la loro influenza sul legame è aggravata da fatto che il bambino traumatizzato rimane in atteggiamento difensivo nei confronti del mondo e non lascia che “il mondo lo tocchi”.Molti genitori riferiscono che i loro bambini sono molto indipendenti, ma questo atteggiamento è spesso una copertura del loro atteggiamento difensivo. Questi bambini si comportano come se tutto andasse bene e non avessero bisogno di conforto o di supporto. Non si lasciato facilmente confortare o sostenere, respingendo i genitori o/e ignorando i loro tentativi di conforto o consolazione. Molte volte si lasceranno consolare solo dopo una serie di resistenze. </div>
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E’ importante comprendere che una carenza di legame affettivo può essere sufficiente per genere aggressione e violenza. Questo fatto sorprendente è emerso durante gli studi di vari ricercatori. Ad esempio, Magid e McKelvey (1988) riferivano che i bambini con diverse difficoltà d’attaccamento non sviluppano una coscienza e manifestano atti asociali e antisociali senza rimorsi.</div>
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Le ricerche di Felicity De Zulueta (1993) nel campo del legame e attaccamento concludono che le aggressioni violente sono il risultato di un legame danneggiato.</div>
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Citiamo qualche passaggio: “Uno dei principali risultati degli …studi sul comportamento nell’attaccamento è la manifestazione di un collegamento fra il trauma psicologico, come una perdita (di un legame), e un comportamento violento e aggressivo” e conclude che maggiore è il danno sul processo di legame affettivo, maggiore sarà la probabilità di comportamenti aggressivi e violenti durante l’infanzia e in età adulta.</div>
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Risulta chiaro dalle osservazioni e dalle ricerche cliniche, che le probabilità di aggressione e violenza sociale aumentano notevolmente in presenza di aggressione e violenza durante il periodo pre- e perinatale di sviluppo. Il bambino prenatale assorbe energie aggressive e violente ed ha maggior probabilità di riproporre in seguito ciò che ha conosciuto nello spazio prenatale.</div>
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<b>Le esperienze Pre- e Perinatali che predispongono ad aggressività e violenza</b></div>
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Per la determinazione delle basi eziologiche prenatali alla base della violenza e aggressività, ho proposto ad una serie di esperti del settore, tra i quali R.D. Laing, Frank Lake, Barbara Findeisen, Stan Groff, Michael Irving, un questionario in cui chiedevo di esporre il tipo di esperienze regressive portate da pazienti aggressivi e violenti che avevano avuto un’importanza centrale nel successo del trattamento. Tra le varie risposte c’erano dei fili conduttori comuni, ad esempio:</div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 36pt; text-align: justify; text-indent: -18pt;">
1-<span style="font-family: "times new roman"; font-size: 7pt; font-stretch: normal; line-height: normal;"> </span>Le esperienze pre- e perinatali erano di fondamentale importanza in aggressività e violenza.</div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 36pt; text-align: justify; text-indent: -18pt;">
2-<span style="font-family: "times new roman"; font-size: 7pt; font-stretch: normal; line-height: normal;"> </span>Le esperienze dell’infanzia sembravano riflettere e rinforzare i traumi prenatali.</div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 36pt; text-align: justify; text-indent: -18pt;">
3-<span style="font-family: "times new roman"; font-size: 7pt; font-stretch: normal; line-height: normal;"> </span>Aggressività e violenza si riferivano ai livelli più severi di trauma pre- e perinatale.</div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 36pt; text-align: justify; text-indent: -18pt;">
4-<span style="font-family: "times new roman"; font-size: 7pt; font-stretch: normal; line-height: normal;"> </span>Perdita, abbandono, rifiuto e aggressione erano fortemente collegati all’aggressività.</div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 36pt; text-align: justify; text-indent: -18pt;">
5-<span style="font-family: "times new roman"; font-size: 7pt; font-stretch: normal; line-height: normal;"> </span>Alcuni traumi pre- e perinatali erano strettamente collegati ad aggressività e violenza.</div>
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Di seguito sono descritte tutte queste esperienze.</div>
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Per avere una chiave di lettura più ampia di tali esperienze, è importante ricordare alcuni principi e riferimenti di base già menzionati all’inizio dell’articolo.</div>
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Innanzitutto i traumi multipli hanno maggior probabilità di sfociare in violenza e aggressività rispetto a traumi isolati.</div>
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Secondo, maggiore è il grado di danno del legame, maggiore è la probabilità di aggressività e violenza.</div>
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Terzo, traumi prenatali che comprendono perdita, abbandono o rifiuto hanno una maggior probabilità d’impatto sul legame rispetto a traumi di altra natura.</div>
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Infine, l’esposizione diretta ad aggressione e violenza durante il periodo prenatale è un indicatore molto significativo per violenza e aggressività nell’età adulta. Il vecchio adagio: “I bambini imparano ciò che vivono”, in questo contesto è molto rilevante. Come i bambini, anche i bimbi prenatali “imparano ciò che vivono” e coloro che vengono esposti ad aggressioni e violenza saranno soggetti a manifestarle in età adulta.</div>
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<b>Concepimento</b></div>
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Quando i clienti con problematiche di aggressione e violenza regrediscono, spesso rivivono l’esperienza del concepimento. Riferiscono che sono consapevoli dei temi traumatici intorno a loro e nelle immediate vicinanze. I traumi più ricorrenti che riportano riguardano sesso forzato, manipolato, stupro, abuso di sostanze, abuso psichico, situazioni familiari, sociali e culturali squallide, vergogna personale o culturale ( ad esempio quando i figli sono concepiti fuori dal matrimonio). Spesso parlano di aggressioni intense, annientamento, morte, potere o rifiuto vissuti sottoforma di spermatozoo o ovulo. Per citare un esempio di concepimento traumatico, un bambino era stato concepito fuori dal matrimonio in una piccola comunità religiosa dove questo tipo di fatti era visto con disprezzo. Sua madre aveva provato vergogna, senso di colpa e derisione pubblica, prima di decidere di tenere il bambino e il bambino stesso aveva sentito lo stesso livello di vergogna, senso di colpa e derisione pubblica della madre.</div>
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La derisione era stata vissuta in modo particolarmente annientante e ostile. Tutto questo ha portato ad avere tratti caratteriali di moralismo, masochismo, ostilità, auto-derisione e auto-condanna.</div>
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<b>Annidamento </b></div>
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L’annidamento è quel processo biologico in cui l’embrione si attacca alla parete uterina ed è un passaggio tanto vitale quanto precario dello sviluppo embriologico. Prima e durante l’annidamento, i pazienti in stato regressivo riportano esperienze di terrore per essersi sentiti vicino alla morte. Raccontano di essersi sentiti indesiderati, di non aver nessun posto dove andare, non appartenere a nessun posto e di aver “deciso” che il mondo è ostile e pericoloso. Spesso sprofondano nella disperazione e/o reagiscono con la rabbia, fluttuando fra i due estremi e manifestando un intenso “complesso salvatore” (sentono il bisogno di salvare gli altri o di essere salvati). La vita di Cristo fu, per molti versi, una metafora di annidamento. “Non c’era spazio nella Locanda” ed il “suo Regno non era di questo mondo” ed Egli si fece uomo per salvare il genere umano.</div>
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Molte persone con problemi di aggressività riferiscono della perdita di un gemello. Le loro problematiche di aggressività sono tipicamente in relazione a masochismo e/o forme nevrotiche di autocritica. Le ricerche embriologiche indicano che la perdita di un gemello si verifica con molta più frequenza di quanto si pensava in precedenza. Gli embriologisti stimano che il 30% -80% dei concepimenti è multiplo (cioè gemellare) e dato che il tasso di nascite gemellari è di molto inferiore al 30% - 80% rispetto al totale, essi concludono che in molti concepimenti uno dei due gemelli muore. Ciò può verificarsi principalmente prima o durante l’annidamento, anche se in alcuni casi accade dopo.</div>
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Le persone che hanno perso un gemello manifestano dinamiche comuni. Prima di tutto c’è un ineffabile e profondo senso di perdita, disperazione e rabbia. Questi sentimenti, anche se generalmente non espressi, possono in alcuni casi manifestarsi contro altri. Oltre a questo persiste un cronico ed inarticolato sentimento di paura di subire di nuovo questa perdita, accompagnato da grande insicurezza. La paura della perdita è controllata prendendo distanza dagli altri oppure instaurando relazioni co-dipendenti. Si manifesta poi un’incapacità di creare legami con altri o atteggiamenti nevrotici per mancanza di fiducia nelle relazioni o nella loro durata. </div>
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Spesso mostrano una sottomissione eccessiva basata sul sentimento inconscio che “se non faccio quello che si aspettano o che vogliono da me, morirò”. L’eccesso di sottomissione genera ostilità e aggressione verso gli altri, poiché non possiamo prenderci cura di noi stessi quando dobbiamo costantemente assecondare gli altri. Infine, le esperienze prenatali di “quasi morte” e/o perdita sono girate verso se stessi o verso altri, sotto forma di comportamenti sadici o autolesionisti, violenza criminale o pensieri e comportamenti sadomasochisti. </div>
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<b>La scoperta di una gravidanza indesiderata</b></div>
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Durante le regressioni al periodo prenatale di clienti aggressivi, si arriva frequentemente e spontaneamente al momento in cui è stata scoperta la gravidanza e molti di loro sono sorpresi di scoprire che erano indesiderati. La scoperta di non essere stati desiderati conduce tipicamente alla realizzazione che gli episodi di depressione, auto-distruzione o aggressione di tutta una vita sono l’espressione diretta di un rifiuto prenatale. Ciò che riferiscono di solito è che possono fidarsi solo di se stessi e che tutta la loro vita è stata rivolta a rifiutare o cercare l’accettazione e l’amore che non hanno ricevuto durante la loro vita intrauterina. La percentuale di clienti non desiderati al momento della scoperta della gravidanza è piuttosto alta ed ha delle pesanti implicazioni nei disordini del legame. Le risposte tipiche di un bambino non desiderato sono di sprofondare in un grande senso di disperazione ed impotenza, prendersela con gli altri e con le ingiustizie della vita e/o rifiutarsi di prendersi “l’impegno di vivere”.</div>
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<b>Aggressioni Prenatali</b></div>
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La maggior parte degli adulti con problemi di aggressività apprendono che erano indesiderati al momento della scoperta, ma molti di loro vengono anche a sapere che sono stati esposti ad altri tipi di aggressione durante il periodo pre- e perinatale. Alcune forme comuni di aggressione sono la guerra, lotte fra bande, violenze domestiche, concepimento tramite una violenza sessuale, abusi sessuali di genitori o fratelli, energie annientanti, tossicità intrauterine e/o tentativi d’aborto.</div>
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I bambini che nel periodo prenatale vivono uno o più di queste condizioni aggressive rischiano di manifestare atteggiamenti aggressivi e violenza in proporzione al numero di esperienze subite.</div>
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<b>Adozione</b></div>
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Il trauma dell’adozione si riferisce ad una vasta gamma di esperienze dolorose comuni nelle adozioni. Quando i bambini sono adottati, ad un certo livello fanno l’esperienza del trauma dell’aborto. Possono essersi verificati tentativi diretti di aborto, progetti d’aborto senza metterli in pratica oppure pensieri di aborto senza pianificazioni. Tutto ciò è traumatizzante a vari livelli.</div>
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Oltre a questo possono aver sperimentato il trauma di non essere desiderati al momento della scoperta oppure una tossicità psicologica (il bambino è esposto a sentimenti contraddittori o di abbattimento della madre o vergogna socio-culturale).</div>
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Il trauma dell’adozione può essere di vari livelli. Il livello più basso si sviluppa quando i genitori vogliono i bambini e sono riluttanti a darli in adozione anche se devono farlo per circostanze obbligatorie. Un più alto livello di trauma avviene quando i genitori si oppongo inequivocabilmente al fatto di avere figli, quando la gravidanza è vissuta con risentimento, nei tentativi d’aborto, nelle gravidanze a scopo d’adozione e quando i bambini passano da una famiglia adottiva all’altra per un certo numero di volte.</div>
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Livelli più severi di trauma generano maggiori rischi d’aggressività.</div>
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<b>Le procedure mediche pre- e perinatali</b></div>
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Quando i bambini prenatali subiscono le varie forme di trauma grave sopradescritte, sono anche predisposti ad inserire gli eventi successivi in un contesto simile. Questo è particolarmente vero quando gli eventi successivi sono le transizioni di vita stressanti (come la nascita, l’adolescenza, il primo lavoro, nuove relazioni ecc.) e/o quando questi eventi successivi sono simbolicamente simili agli eventi traumatizzanti. Ad esempio, se il feto subisce violenza prenatale, sarà portato a vivere le transizioni di vita (come la nascita) in modo violento. Freud chiamava questo processo Ricapitolazione. Tra le altre interpretazioni, ricapitolazione significa che le esperienze prenatali danno l’immagine di come saranno percepite le esperienze successive della vita.</div>
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Il caso seguente è un esempio di una madre che aveva avuto solo pochi traumi prenatali che tuttavia avevano influenzato la sua percezione e le esperienze del processo di nascita. La donna aveva ventotto anni e non aveva ancora tentato di concepire un figlio. Su madre aveva avuto diverse difficoltà nel concepire i figli ed era ansiosa anche riguardo alle sue possibilità. Sebbene non fosse ancora sposata ed il fidanzato fosse incerto, decise di avere un bambino. I due concepirono il figlio e il fidanzato ad un certo punto si rivelò brutale e violento (dopo si scoprì che anche il padre del fidanzato si era rivelato abusivo nel periodo prenatale). Dopo una serie di aggressioni fisiche, la madre fuggì e passò il tempo rimanente della gravidanza in un luogo sicuro, in condizioni abbastanza vicine a quelle “ideali”. Era molto attenta al benessere del suo corpo e a quelle del bambino, ogni giorno meditativa e aveva molto supporto da famiglia e amici. Non ci fu nessun altro trauma o stress per tutto il periodo.</div>
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Dedicò tutto il tempo al suo bambino nel grembo, parlandogli, cantando e facendo esercizi per facilitare il legame.</div>
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Il bimbo nacque in casa, la madre descrisse il parto come semplice e veloce, senza complicazioni.</div>
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L’esperienza d’abuso iniziale invece avevano danneggiato sia lei che suo figlio. In particolare, suo figlio visse il parto in modo molto traumatico (è abbastanza comune, anche quando la mamma descrive il parto come semplice e senza complicanze). Nella sua infanzia iniziarono a rendersi evidenti le sue memorie legate al terzo mese di gravidanza. Aveva vissuto il jogging fatto dalla madre durante il terzo trimestre in modo abusivo, raccontando che la sua testa rimbalzava dolorosamente sul bacino della mamma. Il massaggio perineale (fatto molte volte durante il parto) era stato vissuto come intrusivo e le contrazioni come abuso e violenza. Era consapevole del dolore fisico della madre e percepiva che il parto la faceva stare male e per questo si sentiva in colpa e incapace di proteggerla. In breve, tutti queste sensazioni alla nascita sembravano stratificazioni e manifestazioni di trauma di abuso non risolto del primo trimestre. E’ importante sottolineare che, rispetto a bambini ed adulti, i bambini prenatali percepiscono ed interpretano le esperienze di vita in termini di esperienze vissute, perché non hanno una sufficiente integrità neurologica o esperienza vissuta per discriminare tra la realtà del momento e quella storica.</div>
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Quando il bambino prenatale vive le esperienze di abbandono, rifiuto, violenza o abuso come abbiamo descritto in questo articolo, le riporta nel processo di nascita. Gli aghi delle amniocentesi e i cateteri delle villocentesi sono spesso percepiti come aggressioni, soprusi, e/o strumenti di rifiuto. L’anestesia è spesso percepita come un veleno (un riflesso del trauma dell’aborto) o un tentativo di sopraffazione<b>. </b>L’induzione del parto e la rottura delle acque sono vissuti come violazione dei confini. Estrazioni con forcipi o ventosa sono vissuti come tentativi di controllo o di annientamento.</div>
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Le contrazioni possono essere percepite come tentativi di annientamento, distruzione o impedimento. Ad esempio, un adulto che era stato esposto a tentativi di aborto chimico e meccanico (sua madre aveva perso un dosaggio basso di pillole di cianuro e colpito ripetutamente addome ed utero con i pugni) visse le contrazioni come un tentativo di aggressione per ucciderlo e l’anestesia come un tentativo di avvelenamento. </div>
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E’ di vitale importanza che il personale medico e le ostetriche comprendano l’importanza e la rilevanza dei traumi pre- e perinatali e che i bambini sono portati a vivere l’esperienza della nascita in termini di precedenti esperienze traumatiche. Ciò significa che la nascita può essere molto traumatica semplicemente sulla base della storia personale. Se ciò fosse considerato, l’intervento del medico potrebbe essere limitato a quelle situazioni in cui è ritenuto strettamente necessario oppure umanizzato con modalità diverse. Una procedura molto utile è quella di chiedere il permesso al bambino prima di iniziare una pratica medica e ottenere la risposta attraverso l’intuizione materna, facendo sapere al bambino che potrebbe sentir male o percepire un disagio e mostrare empatia, facendogli sapere che la nascita è una transizione difficoltosa con potenziali sentimenti negativi e dolorosi. E’ importante onorare e riconoscere le emozioni del bambino appena nato come legittime espressioni delle difficoltà del processo di nascita. Già questi accorgimenti aiuterebbero a diminuire i potenziali traumi. E’ inoltre importante riconoscere l’aspetto positivo della nascita, la meraviglia e la gioia che appartengo ai processi di nascita.</div>
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Pochi parti sono completamente difficoltosi e pochi sono completamente esenti da trauma o dolore. Dobbiamo riconoscere l’intera gamma di esperienze così come si rivelano durante il processo di nascita.</div>
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<b>Trattamenti</b></div>
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E’ di fondamentale importanza trattare i traumi prenatali prima possibile dato che, come abbiamo detto, i traumi primari danno la forma a come saranno percepiti e vissuti gli eventi successivi della vita. Se il trattamento viene fatto presto, durante la gestazione o nel primo anno di vita, le esperienze infantili saranno libere dalle influenze prenatali e i bambini affronteranno le loro vite libere dal peso e dai vincoli del trauma. Gli effetti del trauma sono già stati descritti (Emerson 1992,1994). I traumi irrisolti influiscono negativamente sullo sviluppo spirituale e psicologico dei bambini. Al contrario, i bambini che non hanno subito traumi o coloro che li hanno risolti diventano persone uniche: sono più evoluti spiritualmente, manifestano un livello più alto di potenziale umano ed hanno uno sviluppo più veloce. Mostrano autostima, hanno un quoziente intellettivo più alto, sono maggiormente empatici, più maturi emotivamente, collaborativi, creativi, affezionati, amorosi, centrati e consapevoli rispetto a bambini traumatizzati non trattati (Emerson 1993).</div>
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Il fatto che i traumi pre- e perinatali determinino come gli eventi successivi della vita saranno percepiti, non significa che le esperienze dell’infanzia di per sé non siano importanti in termini di sviluppo umano. Al contrario, le esperienze infantili sono importantissime e determinano come diventeranno i bambini in futuro. Proprio perché il periodo infantile è molto importante, risulta vitale liberarlo dal peso del trauma infantile.</div>
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Prima si ha la possibilità di risolvere i traumi, maggiori saranno le possibilità del bambino di fare l’esperienza di un’infanzia non influenzata dal periodo prenatale e senza quelle forze che inibiscono i sentimenti di sicurezza, protezione e crescita. Il bambino potrà così essere libero di manifestare il proprio unico potenziale umano, utilizzare la propria intelligenza intrinseca e divenire se stesso, non oppresso da traumi precoci.</div>
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Oltre al beneficio del singolo, la società avrà minori problematiche relative a violenza e aggressività. Con riferimento al rapporto statistico del Congresso dell’APPPAH del 1995, aggressività e violenza sono in aumento e stanno raggiungendo proporzioni epidemiche. I terapisti specializzati nella risoluzione della rabbia dichiarano una media di un cliente su cinque con un livello significativo di rabbia e collera. Questo aumento di aggressività e rabbia diventa anche estremamente costoso in termini di vite umane, in termini di costi finanziari (prigioni, aumento del numero della forza pubblica ecc, che toglie fondi al sistema scolastico) e in termini di efficienza delle nostre istituzioni. Questi sentimenti violenti sono rivolti verso se stessi o gli altri e sono molto difficili da affrontare per vari motivi. Innanzitutto, molti terapisti non comprendono che rabbia e collera, ai loro livelli più profondi, sono causati da traumi pre- e perinatali e sono collegati a difficoltà di legami perinatale.</div>
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Secondo, molti professionisti non comprendono che la rabbia e la collera non possono essere risolte solamente con la terapia verbale e occorre invece un rilascio fisico ed emotivo. Terzo, rabbia e collera sono inestricabilmente interconnesse a bassa autostima, vergogna, senso di colpa, senso d’impotenza e remissione. Questi concetti hanno bisogno di essere riconosciuti nei trattamenti di disordini da aggressività. Infine, la maggior risoluzione di rabbia e collera richiede che i rilevanti traumi pre- e perinatali siano scoperti, affrontati, scaricati, re-inquadrati e integrati nella coscienza. Aspetti aggiuntivi del trattamento dovrebbero includere l’opportunità di ripristinare un legame (nel modo in cui non è stato possibile all’epoca del trauma o con modalità che sono state impedite dal trauma).</div>
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<b>Note sull’autore</b></div>
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William Emerson si è laureto e specializzato alla Vanderbilt and San Jose State University. </div>
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Autore di decine di pubblicazioni e una serie di video formativi sul “Trattamento dei Traumi nell’infanzia”, “La guarigione del Trauma della Nascita nei bambini”, “Facilitazione della nascita”, che riflettono il suo approccio pionieristico alla risoluzione precoce del trauma. I suoi Seminari rivolti a genitori e professionisti sono proposti regolarmente negli Stati Uniti, in Europa e da quest’anno, anche in Italia.</div>
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Prato, 28 febbraio 2011 </div>
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<div class="MsoNormal" style="-webkit-text-size-adjust: auto; -webkit-text-stroke-width: 0px; color: black; font-family: -webkit-standard; font-style: normal; font-variant-caps: normal; font-weight: normal; letter-spacing: normal; orphans: auto; text-align: justify; text-indent: 0px; text-transform: none; white-space: normal; widows: auto; word-spacing: 0px;">
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di Tamara Macellonihttp://www.blogger.com/profile/07926140766169009157noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8913949937898225804.post-81886738551429500802017-11-21T06:02:00.003-08:002017-11-21T06:02:55.140-08:00Maltrattamenti e abusi sul bambino<div style="color: #70070b; font-family: georgia; font-size: 18px; font-stretch: normal; line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="letter-spacing: 0px;"><b>Maltrattamenti e Abusi sul bambino</b></span></div>
<div style="color: #70070b; font-family: georgia; font-size: 18px; font-stretch: normal; line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="letter-spacing: 0px;"><b>Che cosa sono</b></span></div>
<div style="color: #70070b; font-family: georgia; font-size: 18px; font-stretch: normal; line-height: normal; margin: 0px;">
<span style="letter-spacing: 0px;"><b><br /></b></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgRMG5zbVzM0UckhRuXpxDn1JJvNVf3uh47II7qlg20_vxJXQyd0oX-NFWQeYt9vs6UVRQU5A7WUVhgQSQQuSMlDAjSpTWRqHhsUEpxIekYCWlmEISju0yuGweIkSG8Ia8StccK7aTJ20cM/s1600/bimbimaltrattati.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="232" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgRMG5zbVzM0UckhRuXpxDn1JJvNVf3uh47II7qlg20_vxJXQyd0oX-NFWQeYt9vs6UVRQU5A7WUVhgQSQQuSMlDAjSpTWRqHhsUEpxIekYCWlmEISju0yuGweIkSG8Ia8StccK7aTJ20cM/s320/bimbimaltrattati.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="font-family: georgia; font-size: 12px; font-stretch: normal; line-height: normal; margin: 0px; text-align: justify;">
<span style="letter-spacing: 0px;">Umiliazioni, sculaccioni e percosse, schiaffi, inganni, sfruttamento sessuale, derisione, incuranza, ecc., sono tutte forme di maltrattamento perché minano l’integrità e la dignità del bambino, anche se le conseguenze non sono immediatamente visibili. Tuttavia, una volta adulti, la maggior parte dei bambini abusati soffriranno e faranno soffrire altre persone a causa di queste ferite. Queste dinamiche di violenza possono trasformare alcune di queste vittime in carnefici che si vendicano su intere nazioni o in esecutori succubi di terribili dittatori come Hitler o altri leader crudeli. Bambini percossi in età precoce assimilano la violenza subita, con la possibilità di esaltarla e riproporla più tardi nel tempo nelle vesti di genitore, credendo di essersela meritata e che fosse espressione d’amore.</span></div>
<a name='more'></a><br />
<div style="font-family: georgia; font-size: 12px; font-stretch: normal; line-height: normal; margin: 0px; text-align: justify;">
<span style="letter-spacing: 0px;">Essi non capiscono che la sola ragione delle punizioni subite è il fatto che i propri genitori hanno a loro volta subito e acquisito violenza senza la possibilità di opporsi. Più tardi, da adulto, il bambino abusato percuote i propri bambini e spesso prova gratitudine per i genitori che l’hanno maltrattato da piccolo e indifeso. Ecco perché l’ignoranza della società rimane invariata e i genitori continuano a produrre sofferenza e distruttività, in “buona fede”, in ogni generazione.Molte persone tollerano tutto ciò in assoluta cecità perché le origini della violenza umana nell’infanzia sono state e sono ancora ignorate in tutto il mondo. Quasi tutti i bambini sono percossi durante i primi tre anni di vita quando cominciano a camminare e toccare oggetti che non devono essere toccati. Questo succede esattamente nel momento in cui il cervello umano costituisce la propria struttura e dovrebbe imparare gentilezza, sincerità e amore, ma mai, mai, crudeltà e menzogne.</span></div>
<div style="font-family: georgia; font-size: 12px; font-stretch: normal; line-height: normal; margin: 0px; text-align: justify;">
<span style="letter-spacing: 0px;">Fortunatamente ci sono molti bambini maltrattati che trovano dei “<b>Testimoni d’aiuto</b>” e possono sentirsi amati da loro.</span></div>
<div style="font-family: georgia; font-size: 12px; font-stretch: normal; line-height: normal; margin: 0px; min-height: 14px; text-align: justify;">
<span style="letter-spacing: 0px;"></span></div>
<div style="color: #880b10; font-family: georgia; font-size: 18px; font-stretch: normal; line-height: normal; margin: 0px;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<span style="color: black; font-family: georgia; font-size: 12px; font-stretch: normal; letter-spacing: 0px; line-height: normal;"> </span><span style="letter-spacing: 0px;">Il ruolo essenziale di un Testimone Illuminato nella società</span><br />
<div style="color: #505050; font-family: georgia; font-size: 14px; font-stretch: normal; line-height: normal; margin: 0px; text-align: justify;">
<span style="letter-spacing: 0px;"><b>di Alice Miller, Ph.D.</b></span></div>
<div style="color: #505050; font-family: georgia; font-size: 14px; font-stretch: normal; line-height: normal; margin: 0px; min-height: 16px; text-align: justify;">
<span style="letter-spacing: 0px;"><b></b></span></div>
<div style="font-family: georgia; font-size: 12px; font-stretch: normal; line-height: normal; margin: 0px; text-align: justify;">
<span style="letter-spacing: 0px;">Fin dall’adolescenza mi sono sempre chiesta come mai le persone provano piacere nell’umiliare gli altri. Ovviamente il fatto che alcune persone siano sensibili alle sofferenze altrui prova che la furia distruttiva non è un aspetto universale della natura umana. Quindi, perché alcuni tendono a risolvere i propri problemi con la violenza e altri no? La filosofia ha fallito nel rispondere a questa domanda e la teoria Freudiana del desiderio di morte non mi ha mai convinto. Solamente esaminando più da vicino le storie dell’infanzia di criminali assassini, specialmente di assassini di massa, ho cominciato a comprendere le radici del bene e del male: non i geni come si crede comunemente, ma spesso i primissimi giorni di vita. Oggi risulta per me inconcepibile che un bambino che viene al mondo tra genitori attenti, amorevoli e protettivi possa divenire un mostro predatore. E nell’infanzia</span></div>
<div style="font-family: georgia; font-size: 12px; font-stretch: normal; line-height: normal; margin: 0px; text-align: justify;">
<span style="letter-spacing: 0px;">degli assassini che in seguito divennero dittatori ho trovato orrori da incubo, una serie di umiliazioni e menzogne indescrivibile, che al raggiungimento dell’età adulta, li ha costretti ad agire con spietata vendetta sulla società. Queste azioni vendicative sono sempre state mascherate con false, ideologie, assicurando che il principale ed esclusivo desiderio del dittatore era la felicità per il proprio popolo. In questo modo, egli emulava inconsciamente i propri genitori che, nell’infanzia, insistevano che i colpi inflitti al bambino erano per il suo bene. Questa credenza era molto diffusa un secolo fa, specialmente in Germania. Trovo logico che un bambino che ha subito spesso violenze fisiche, impari velocemente il linguaggio della violenza. Per lui questo linguaggio diventa l’unico mezzo di comunicazione efficace, ma quest’evidenza non è così logica per tutte le persone. Quando cominciai ad illustrare la mia tesi riferendomi agli esempi di Hitler e Stalin e provai a esporre le conseguenze sociali dell’abuso infantile, dovetti fronteggiare un’accanita resistenza. Mi fu ripetutamente confermato da molti che anche loro erano stati percossi da piccoli, ma non erano diventati criminali. Quando chiesi i dettagli della loro infanzia, mi fu raccontato di una persona che li amava, ma che non era capace di proteggerli. Di fatto, grazie alla sua presenza, questa figura ha potuto dar loro una nozione di fiducia e di amore. Io chiamo questa persona “Testimone d’aiuto”. Dostoyevsky, ad esempio, aveva un padre violento, ma una madre amorevole. Ella non era forte abbastanza per proteggerlo da suo padre, ma gli poté trasferire un potente concetto d’amore, senza il quale i suoi scritti sarebbero stati inimmaginabili. Molti sono stati fortunati abbastanza da trovare più tardi un testimone illuminato e coraggioso, persone che li hanno aiutati a riconoscere l’ingiustizia di cui hanno sofferto, dare uno sbocco ai sentimenti di rabbia, dolore e indignazione rispetto a ciò che gli era successo.</span></div>
<div style="font-family: georgia; font-size: 12px; font-stretch: normal; line-height: normal; margin: 0px; text-align: justify;">
<span style="letter-spacing: 0px;">Le persone che hanno trovato questi testimoni non sono mai diventati criminali. Coloro che si trovano di fronte ad un problema di abuso su un bambino, spesso fa una strana scoperta: si è osservato frequentemente che i genitori che compiono abusi sui figli, tendono a maltrattarli in un modo che assomiglia molto a come sono stati trattati nella loro infanzia senza la memoria cosciente delle proprie esperienze. E’ risaputo che padri che maltrattano i figli con abusi sessuali sono generalmente inconsapevoli che hanno sofferto a loro volta dello stesso tipo di abuso. E’ principalmente nell’ambito della terapia, anche quand’è richiesta legalmente, che scoprono, stupefatti, la propria storia e si rendono conto che per anni hanno tentato di mettere in pratica le medesime azioni per potersene liberare Come possiamo spiegarlo? Dopo aver studiato la questione per diversi anni, mi appare oggi chiaro che le informazioni degli abusi subiti durante l’infanzia sono registrate nelle cellule del nostro corpo come una sorta di memoria, collegata ad ansia repressa. In mancanza di un testimone illuminato, queste memorie rischiano di passare oltre il livello cosciente e indurre la persona a compiere atti violenti che riproducono gli abusi subiti nell’infanzia, repressi per sopravvivenza. Lo scopo è quello di evitare la paura dell’impotenza di fronte ad un adulto crudele. Questa paura può essere elusa momentaneamente creando delle situazioni in cui si gioca il ruolo attivo, quello del potere, verso un persona impotente. Ma questo non è un sentiero facile da percorrere per liberarsi dalle proprie paure. Questo perché l’offesa si ripete ininterrottamente. Un flusso continuo di nuove vittime deve essere trovato, come recentemente dimostrato dagli scandali della pedofilia in varie parti del mondo. Fino alla fine dei suoi giorni Hitler era convinto che solo la morte di ogni ebreo poteva difenderlo dalle terrificanti memorie giornaliere di un padre violento. Dato che suo padre era per metà ebreo, l’intero popolo ebreo doveva essere sterminato. So com’è facile smontare quest’interpretazione di Olocausto, ma onestamente al momento non ne ho di migliori. Inoltre il caso di Hitler dimostra che l’odio e la paura non possono essere risolti con il potere, fino a che l’odio si faccia espiare ad altri. Al contrario, se identifichiamo la reale causa di quest’odio, ne faremo l’esperienza con i sentimenti che ne accompagnano il riconoscimento, disperdendo l’odio cieco su vittime innocenti.I criminali sessuali cessano la loro razzia se riescono a superare la propria amnesia e l’autocommiserazione per il crudele destino, grazie all’empatia di un testimone illuminato. Le vecchie ferite possono essere curate se esposte alla luce del giorno, ma non si possono contrastare con la vendetta.</span></div>
<div style="font-family: georgia; font-size: 12px; font-stretch: normal; line-height: normal; margin: 0px; text-align: justify;">
<span style="letter-spacing: 0px;">Una troupe giapponese girò un film sul lavoro terapeutico in una prigione in Arizona, dove il metodo di cura era basato sui miei libri. Mi fu inviata il DVD e vi trovai dei risultati molto rivelatori. I detenuti lavoravano in gruppo, parlando molto della loro infanzia ed alcuni di essi dicevano: “Sono stato ovunque, ho ucciso persone innocenti per evitare le sensazioni che provo oggi., ma so che posso stare con questi sentimenti nel gruppo, dove mi sento al sicuro. Non ho più bisogno di andarmene in giro a uccidere persone innocenti per evitare questi sentimenti. Non ho più bisogno di uccidere. Adesso mi sento a casa e riconosco ciò che è successo. Il passato recede e la mia rabbia con lui”. </span></div>
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<div style="-webkit-text-size-adjust: auto; -webkit-text-stroke-width: 0px; color: black; font-family: georgia; font-size: 12px; font-stretch: normal; font-style: normal; font-variant-caps: normal; font-weight: normal; letter-spacing: normal; line-height: normal; margin: 0px; orphans: auto; text-align: justify; text-indent: 0px; text-transform: none; white-space: normal; widows: auto; word-spacing: 0px;">
<div style="margin: 0px;">
<span style="letter-spacing: 0px;">Per fare in modo che avvenga questo processo, l’adulto che è cresciuto senza un Testimone d’aiuto durante l’infanzia, ha bisogno del supporto di Testimoni illuminati, cioè di persone che hanno compreso e riconosciuto le conseguenze di un abuso infantile. In una società informata, gli adolescenti possono imparare a verbalizzare la loro verità e scoprire se stessi nella propria storia.Non avranno bisogno di vendicarsi violentemente delle loro ferite oppure avvelenarsi con droghe se hanno la fortuna di parlare agli altri delle loro esperienze precoci e denudare la propria tragedia. Per fare questo hanno bisogno dell’assistenza di persone consapevoli delle dinamiche degli abusi infantili, che possono aiutarli ad affrontare questi sentimenti seriamente, comprendendoli e integrandoli come parte della propria storia invece di vendicarsi su innocenti. Questa tesi è stata erroneamente interpretata come se le vittime diventassero inevitabilmente carnefici, che io trovo sbagliato e assurdo. E’ stato provato che molti adulti hanno avuto la fortuna di rompere il ciclo dell’abuso attraverso la conoscenza del passato. Tuttavia posso certamente affermare che non ho mai incontrato un carnefice che non fosse stato una vittima nell’infanzia, anche se molti di essi non lo sanno perché i sentimenti sono repressi. Meno questi criminali sanno di sé, più dannosi risultano per la società. Quindi io penso che sia risulti cruciale per il terapista comprendere la differenza tra l’affermazione “ogni vittima diventa certamente un carnefice”, che è falsa, e “ogni carnefice è stato una vittima nell’infanzia”, che io considero appropriata. Il problema è che non sente niente, non ricorda niente, non si rende conto di niente ed è per questo che l’esame della sua vita spesso non rivela la verità. Tuttavia la presenza di un testimone illuminato (terapista, relazione d’aiuto, avvocato, giudice...) può aiutare il criminale a sbloccare i sentimenti repressi e ristabilire un flusso libero di consapevolezza. Questo rappresenta l’inizio di un processo di fuga dl circolo vizioso dell’amnesia e della violenza - Alice Miller, 1997</span></div>
</div>
di Tamara Macellonihttp://www.blogger.com/profile/07926140766169009157noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8913949937898225804.post-78906794489889361132017-11-21T06:00:00.000-08:002017-11-21T06:00:03.590-08:00Dieci ragioni per rispondere a un bambino che piange<div class="column">
<div style="text-align: center;">
<span class="Apple-style-span" style="font-family: "timesnewromanps";"><span class="Apple-style-span" style="font-size: 15px;"><i>DIECI RAGIONI PER RISPONDERE A UN BAMBINO CHE PIANGE</i></span></span></div>
<span class="Apple-style-span" style="font-family: "timesnewromanps";"><span class="Apple-style-span" style="font-size: 15px;"><i><br /></i></span></span>
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<span class="Apple-style-span" style="font-family: "timesnewromanps";"><span class="Apple-style-span" style="font-size: 15px;"><i>(Tratto dal Libro GENITORI CON IL CUORE di JAN HUNT)</i></span></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span class="Apple-style-span" style="font-family: "timesnewromanps";"><span class="Apple-style-span" style="font-size: 15px;"><i><br /></i></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "timesnewromanpsmt"; font-size: 11pt;">1. I primi tentativi che un bambino fa di comunicare non possono avvenire per mezzo di parole, ma solo attraverso modalità non verbali. Non può esprimere a parole la sua felicità, ma può sorridere. Non può esprimere a parole emozioni di tristezza o rabbia, ma può piangere. Se quando sorride riceve una risposta, mentre quando piange viene ignorato, il bambino riceve il messaggio distruttivo che è amato e accudito solo quando è contento. I bambini che continuano a ricevere questo messaggio per anni non potranno mai sentirsi veramente amati e accettati.</span></div>
</div>
<div class="page" title="Page 4">
<div class="section">
<div class="layoutArea">
<div class="column">
<div style="text-align: justify;">
<span class="Apple-style-span" style="font-family: "arialmt";"><br /></span></div>
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<span style="font-family: "timesnewromanpsmt"; font-size: 11pt;">2. Se i tentativi del bambino di comunicare tristezza o rabbia vengono solitamente ignorati, non può imparare a esprimere con parole quei sentimenti. Il pianto ha bisogno di ricevere una reazione adeguata e positiva perché il bambino capisca che tutte le sue emozioni sono accettate. Se i suoi sentimen- ti non vengono accolti, e il bambino viene ignorato o punito perché piange, riceverà il messaggio che la tristezza e la rabbia sono sentimenti inaccet- tabili, a prescindere da come si esprimono. È impossibile per un bambino capire che i suoi sentimenti di tristezza o rabbia saranno accettati quando sarà cresciuto abbastanza per poterli esprimere con parole appropriate. Un bambino può comunicare solo nei modi che gli sono possibili in base all’età; è in grado di fare solo quello che ha potuto imparare. Ogni bambino fa del suo meglio in base alla sua età, esperienza e circostanze. È assolutamente sleale punire un bambino perché non fa più di quello che può.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "timesnewromanpsmt"; font-size: 11pt;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "timesnewromanpsmt"; font-size: 11pt;">3. Se un bambino riceve il messaggio che i suoi genitori gli rispondono </span><span style="font-family: "timesnewromanpsmt"; font-size: 11pt;">solo quando è “buono”, finirà col nascondere il “cattivo” comportamento e </span><span style="font-family: "timesnewromanpsmt"; font-size: 11pt;">le “brutte” emozioni agli altri, oltre che a se stesso, rischiando di diventare un adulto che reprime le emozioni sgradevoli e non è capace di comunicare </span><span style="font-family: "timesnewromanpsmt"; font-size: 11pt;">l’ampia gamma delle emozioni umane. Di fatto per molti adulti è difficile </span><span style="font-family: "timesnewromanpsmt"; font-size: 11pt;">esprimere rabbia, tristezza e altre “brutte” emozioni in modo giusto.</span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiQ_HI8-Omxt2ag7TOlnYYhcbuArkKM273aUkkBuGT9tpTjpByFhqE3s8jHjjUROfuWnvNS1lR7r4okwsx6Pg7TgnyGzZawaV6o2My8Tpkv7ZoYJ7KGfEpG6A2kY9PSgsshZlvEMIJGvFar/s1600/mano.manina.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiQ_HI8-Omxt2ag7TOlnYYhcbuArkKM273aUkkBuGT9tpTjpByFhqE3s8jHjjUROfuWnvNS1lR7r4okwsx6Pg7TgnyGzZawaV6o2My8Tpkv7ZoYJ7KGfEpG6A2kY9PSgsshZlvEMIJGvFar/s1600/mano.manina.jpg" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "timesnewromanpsmt"; font-size: 11pt;"></span></div>
<a name='more'></a><br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "timesnewromanpsmt"; font-size: 11pt;">4. La rabbia che non si è capaci di esprimere nella prima infanzia non scompare nel nulla: diventa repressa e si accumula col passare degli anni </span><span style="font-family: "timesnewromanpsmt"; font-size: 11pt;">fino a quando il bambino non è più capace di contenerla ed è cresciuto ab- bastanza da non temere più una punizione fisica. Quando alla fine questo </span><span style="font-family: "timesnewromanpsmt"; font-size: 11pt;">contenitore di rabbia si spalanca, i genitori sono spesso scioccati e confusi. Hanno dimenticato le centinaia o migliaia di momenti frustranti con cui hanno riempito quel contenitore negli anni. Il principio psicologico secondo cui “la frustrazione porta all’aggressività” risulta più che mai evidente nella </span><span style="font-family: "timesnewromanpsmt"; font-size: 11pt;">ribellione finale di un adolescente. I genitori devono capire quanto sia fru- </span><span style="font-family: "timesnewromanpsmt"; font-size: 11pt;">strante per un bambino sentirsi “invisibile” quando il suo pianto è ignorato, o sentirsi indifeso e disperato quando ogni tentativo di esprimere i suoi bisogni e sentimenti non è compreso, è ignorato o punito.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "timesnewromanpsmt"; font-size: 11pt;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "timesnewromanpsmt"; font-size: 11pt;">5. Tutti siamo nati con la consapevolezza che ogni emozione che proviamo è legittima. A poco a poco perdiamo questa convinzione se solamente </span><span style="font-family: "timesnewromanpsmt"; font-size: 11pt;">il lato “buono” di noi riceve una risposta positiva. Questa è una tragedia, </span><span style="font-family: "timesnewromanpsmt"; font-size: 11pt;">perché solo quando accettiamo pienamente noi stessi e gli altri, nonostante i nostri errori, possiamo instaurare autentiche relazioni affettive. Se non siamo </span><span style="font-family: "timesnewromanpsmt"; font-size: 11pt;">stati pienamente amati e accettati durante la nostra infanzia, potremmo non riuscire mai a imparare cosa si prova e come si comunica questa accettazione </span><span style="font-family: "timesnewromanpsmt"; font-size: 11pt;">agli altri, indipendentemente da quante terapie, letture o riflessioni facciamo. Quanto sarebbe più facile la nostra vita se solo avessimo ricevuto amore </span><span style="font-family: "timesnewromanpsmt"; font-size: 11pt;">incondizionato nei nostri primi anni!</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "timesnewromanpsmt"; font-size: 11pt;"><br /></span></div>
</div>
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<div class="page" title="Page 5">
<div class="section">
<div class="layoutArea">
<div class="column">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "timesnewromanpsmt"; font-size: 11pt;">6. I genitori che si chiedono se debbano rispondere o no al pianto di un bambino, pensino a quali sarebbero le loro personali reazioni nelle mede- sime situazioni. Molti genitori pensano che sia giusto ignorare il pianto del bambino, però provano una gran rabbia se il loro compagno o compagna li ignora quando cercano di conversare. In tanti nella nostra società credono che una persona debba raggiungere una certa età per avere il diritto a essere ascoltata. E quale sarebbe mai l’età giusta? I neonati e i bambini non sono esseri umani meno importanti di noi solo perché sono piccoli e indifesi. Anzi, più siamo indifesi, più meritiamo affetto, aiuto e considerazione.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "timesnewromanpsmt"; font-size: 11pt;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "timesnewromanpsmt"; font-size: 11pt;">7. Se i bambini imparano dall’esempio dei genitori che le persone indifese meritano solo di essere ignorate, rischiano di perdere quella compassione verso gli altri con cui tutti gli esseri umani sono nati. Se quando erano neo- nati indifesi le loro lacrime sono state ignorate, iniziano a pensare che quella sia la risposta giusta nei confronti dei più deboli. La mancanza di compas- </span><span style="font-family: "timesnewromanpsmt"; font-size: 11pt;">sione è la premessa della violenza che seguirà. Chi si meraviglia di come </span><span style="font-family: "timesnewromanpsmt"; font-size: 11pt;">un criminale violento non abbia nessuna pietà per le sue vittime dovrebbe </span><span style="font-family: "timesnewromanpsmt"; font-size: 11pt;">riflettere sull’origine della perdita di quella pietà. La compassione non sva- </span><span style="font-family: "timesnewromanpsmt"; font-size: 11pt;">nisce da un giorno all’altro, ma viene derubata da un’educazione insensibile </span><span style="font-family: "timesnewromanpsmt"; font-size: 11pt;">o punitiva, goccia dopo goccia, fino a esaurirsi. Perdere la compassione è la </span><span style="font-family: "timesnewromanpsmt"; font-size: 11pt;">tragedia più grande che possa accadere a un bambino.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "timesnewromanpsmt"; font-size: 11pt;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "timesnewromanpsmt"; font-size: 11pt;">8. </span><span style="font-family: "timesnewromanpsmt"; font-size: 11pt;">Quando un bambino impara dall’esempio dei suoi genitori che è giu- sto ignorare il pianto di un neonato, tratterà i suoi figli nello stesso modo, a meno che non si verifichi qualche intervento esterno. La condizione di geni- tori inadatti si tramanda di generazione in generazione fino a quando qualche evento propizio non interverrà a cambiare quel modello. Quanto sarebbe più facile per un genitore se avesse appreso fin dalla sua infanzia come si trattano i bambini! Questo ciclo inadeguato potrà forse iniziare a cambiare </span><span style="font-family: "timesnewromanpsmt"; font-size: 11pt;">quando nessuno ignorerà più un bambino che piange disperatamente, ma si fermerà ad aiutarlo. Potrebbe essere la prima volta che quel bambino riceve il messaggio vitale che i suoi sentimenti sono legittimi e importanti, e questo messaggio forse lo ricorderà in seguito, quando anche lui sarà genitore.</span></div>
</div>
</div>
</div>
</div>
<div class="column">
<div style="text-align: justify;">
<span class="Apple-style-span" style="font-family: "arialmt";"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "timesnewromanpsmt"; font-size: 11pt;">9. Il pianto è un segnale fornito da madre natura per richiamare i geni</span><span style="font-family: "timesnewromanpsmt"; font-size: 11pt;">tori affinché provvedano ai bisogni del neonato. La natura non avrebbe mai </span><span style="font-family: "timesnewromanpsmt"; font-size: 11pt;">dotato i bambini di un richiamo ricorrente senza motivo.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "timesnewromanpsmt"; font-size: 11pt;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "timesnewromanpsmt"; font-size: 11pt;">10. I genitori che rispondono solo al “buon comportamento” talvolta credono di educare un bambino a “comportarsi meglio”. Eppure anche loro si sentono più collaborativi con chi li tratta con gentilezza, in qualunque situazione. È un altro esempio di come i bambini vengano visti come una specie diversa, quando in realtà sono persone che si comportano secondo gli </span><span style="font-family: "timesnewromanpsmt"; font-size: 11pt;">stessi princìpi di tutti gli altri esseri umani. Come tutti, reagiscono meglio </span><span style="font-family: "timesnewromanpsmt"; font-size: 11pt;">alla gentilezza, alla pazienza e alla comprensione. I genitori che si interrogano sul perché un bambino sia “maleducato”, dovrebbero fermarsi e chiedersi: “Io mi sento di collaborare se qualcuno mi tratta bene, oppure se mi tratta </span><span style="font-family: "timesnewromanpsmt"; font-size: 11pt;">nel modo in cui ho appena trattato mio figlio?” </span></div>
</div>
di Tamara Macellonihttp://www.blogger.com/profile/07926140766169009157noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8913949937898225804.post-86315945130282742612017-11-21T05:54:00.000-08:002017-11-21T06:00:58.451-08:00Biodinamica craniosacrale in gravidanza e per il bambino<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg1l3gabB42e8Y1qeh_H9h0a7P70ycvw5ETuuVswLN3BJ9Lhcn2dz2a48ho-tprejqjGIiQ-kIppLCVzIl7Q31dle3MRHRBfChEo4Z0aw-LaXUoajuy_B3ztLgwRFOfN5m6WmOrAhHCfY2E/s1600/535586_382548325175457_1308142857_n.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="199" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg1l3gabB42e8Y1qeh_H9h0a7P70ycvw5ETuuVswLN3BJ9Lhcn2dz2a48ho-tprejqjGIiQ-kIppLCVzIl7Q31dle3MRHRBfChEo4Z0aw-LaXUoajuy_B3ztLgwRFOfN5m6WmOrAhHCfY2E/s320/535586_382548325175457_1308142857_n.jpg" width="320" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<br />
<div style="font-family: Helvetica; font-size: 12px; text-align: justify;">
<span style="letter-spacing: 0px;">La Biodinamica Craniosacrale è una tecnica manuale dolce e non invasiva, nata dalle intuizioni dell'osteopata W.G. Sutherland, che nei primi anni del Novecento scoprì un movimento involontario delle ossa del cranio in collegamento con quelle del sacro.</span></div>
<div style="font-family: Helvetica; font-size: 12px; text-align: justify;">
<span style="letter-spacing: 0px;">Il metodo Craniosacrale consente alla funzione fisiologica interna di manifestare la sua infallibile potenza e non usa manovre di manipolazione o forze dall'esterno.</span></div>
<div style="font-family: Helvetica; font-size: 12px; text-align: justify;">
<span style="letter-spacing: 0px;">Attraverso il tocco l'operatore di biodinamica craniosacrale valuta non solo i dati oggettivi, ma, dato che nel corpo della persona è scritta la sua storia, sviluppa l'abilità di percepire gli effetti nel sistema degli eventi passati e presenti.</span></div>
<div style="font-family: Helvetica; font-size: 12px; text-align: justify;">
<span style="letter-spacing: 0px;">Sessioni regolari di Biodinamica craniosacrale aiutano a preservare la salute e il benessere e a mantenere in equilibrio il sistema immunitario e il sistema nervoso autonomo. Rappresenta un utile strumento per tenere lo stress sotto controllo e molto indicato nella risoluzione dei traumi, specialmente quelli legati al proprio processo di nascita...</span></div>
<div style="font-family: Helvetica; font-size: 12px; min-height: 14px; text-align: justify;">
<span style="letter-spacing: 0px;"></span><br /></div>
<div style="font-family: Helvetica; font-size: 12px;">
<span style="letter-spacing: 0px;"><b>Accompagnamento alla nascita e Post-parto con la Biodinamica craniosacrale </b></span></div>
<div style="font-family: Helvetica; font-size: 12px; min-height: 14px;">
<span style="letter-spacing: 0px;"></span><br /></div>
<div style="font-family: Helvetica; font-size: 12px; text-align: justify;">
<span style="letter-spacing: 0px;">Il metodo Craniosacrale Biodinamico si rivela molto utile per accompagnare la futura mamma verso una fase che è fondamentale nella vita di una donna, che per sua natura la pone in contatto con le parti più profonde di sé.<br />Aiuta a creare un ambiente favorevole per il feto e aiuta la madre ad aprirsi con fiducia e amore al proprio essere e al proprio figlio.</span></div>
<div style="font-family: Helvetica; font-size: 12px; text-align: justify;">
<span style="letter-spacing: 0px;">In questa fase la Biodinamica Craniosacrale può dare sostegno alla donna che attraversa questa fondamentale fase di passaggio, aiutandola ad adattarsi e accogliere i cambiamenti del proprio corpo e, più in generale, della propria vita.<br />Il metodo aiuta a trovare maggiori risorse per affrontare in modo consapevole il momento del parto.<br />Può essere di ausilio per alleviare dolori e tensioni fisiche, preparare le pelvi e promuovere una corretta posizione fetale. </span></div>
<div style="font-family: Helvetica; font-size: 12px; text-align: justify;">
<span style="letter-spacing: 0px;">L’operatore usa un tocco leggero, si orienta sempre verso la salute e, con una presenza neutrale e non invasiva, favorisce un lavoro profondamente trasformativo e di riparazione a livello fisico, emotivo, mentale e spirituale, affiancandosi in modo complementare al lavoro dell’ostetrica e della doula. </span></div>
<div style="font-family: Helvetica; font-size: 12px;">
<span style="letter-spacing: 0px;">Una pratica regolare diminuisce notevolmente il livello di stress. Numerosi studi dimostrano oramai che lo stress altera la fisiologia del corpo ed è trasmesso al feto attraverso la placenta.</span></div>
<div style="font-family: Helvetica; font-size: 12px;">
<span style="letter-spacing: 0px;">Dopo la nascita, la Biodinamica craniosacrale facilita il ripristino dell’equilibrio delle pelvi, l’equilibrio emotivo e aiuta ad alleviare la stanchezza legata alla cura del bambino. Il craniosacrale è ancora più efficace quando i bambini sono trattati in simultanea con le loro madri. La mamma può essere trattata mentre tiene il bambino in braccio o è disteso sulla sua pancia così entrambi possono ricevere il beneficio del trattamento. </span></div>
<div style="font-family: Helvetica; font-size: 12px;">
<span style="letter-spacing: 0px;">Per favorire il processo d’attaccamento già durante l’ultimo periodo della gravidanza si è rivelato molto proficuo far partecipare anche il padre, per accrescere la consapevolezza della coppia.</span></div>
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<span style="letter-spacing: 0px;"><b>Craniosacrale per il Bambino</b></span></div>
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<span style="letter-spacing: 0px;"><b><br /></b></span></div>
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<span style="letter-spacing: 0px;">La Biodinamica craniosacrale è un metodo meraviglioso e gentile per neonati e bambini. Promuove la salute e aiuta a ridurre ed eliminare gli effetti dei traumi legati al processo di nascita. Il tocco calmante e rilassante del craniosacrale è molto apprezzato e possono riceverlo al sicuro in braccio ai propri genitori.</span></div>
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<span style="letter-spacing: 0px;">Il neonato ne ricava un profondo beneficio poiché durante il parto è costretto ad un processo d’intensa compressione, rotazione, torsione mentre viene compresso tra le ossa della pelvi e le pareti del canale vaginale nel suo viaggio verso il mondo esterno.</span></div>
<a name='more'></a><br />
<span style="font-size: x-small;">Questo passaggio comprime gli organi, i vasi sanguigni e ha ripercussioni sul sistema nervoso.</span><br />
<span style="font-size: x-small;">La nascita è sempre un'esperienza intensa, con un contenuto emozionale inconscio che ci può accompagnare il nascituro per tutta la vita.</span><br />
<span style="font-size: x-small;">I bambini nati con taglio cesareo hanno un particolare bisogno del craniosacrale per equilibrare le forze innaturali del parto, il trauma e l’imprinting chimico dei medicinali. Grazie al trattamento i neonati possono così liberare quell'energia cinetica che può essere rimasta intrappolata nel corpo, non avendo potuto essere liberata nel processo di modellamento durante il passaggio nel canale del parto.</span><br />
<span style="font-size: x-small;">Viceversa, i bambini che sono rimasti incastrati nel canale del parto possono aver riportato cefaloematomi e contestualmente anche stiramenti o torsioni della base cranica. Mentre un cefaloematoma si riassorbe spontaneamente nel giro di qualche settimana, le disfunzioni articolari vanno corrette precocemente prima che le suture si calcifichino.</span><br />
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<span style="letter-spacing: 0px;">Ne consegue che un trauma della nascita potrebbe portare a conseguenze quali: coliche, irritabilità, problemi con il sonno, malessere generale del bambino, affaticamento, sofferenza, ipereccitabilità o ipoattività, da introversione, sonno eccessivo, scarso interesse, eccessivi pianti, irrequietezza o difficoltà nel nutrimento, come difficoltà di suzione al capezzolo, disturbi dello svuotamento gastrico e coliche gassose oppure sonno disturbato o difficoltà di addormentamento, ecc.</span></div>
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<span style="letter-spacing: 0px;">In particolare la testa e il collo sono le parti più colpite, causando possibili compressioni ad alcuni nervi che controllano l'atto dell'alimentazione (la poppata), della deglutizione e della digestione. </span></div>
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<span style="letter-spacing: 0px;">Il bambino, durante la nascita, prova emozioni, percepisce che sta gestendo una situazione molto impegnativa e conserva ricordi inconsci dell'esperienza, che si fissano con precisione e chiarezza nel corpo.<br />Nel lavoro Craniosacrale, all’interno di uno spazio di ascolto profondo, è possibile che queste memorie riaffiorino e possono così essere accolte con empatia e rielaborate dal bambino stesso in modo da ripristinare un orientamento verso la salute. Prima interveniamo, più semplice diventa risolvere schemi che potrebbero divenire problemi più avanti nel tempo.</span></div>
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<span style="letter-spacing: 0px;">Altre possibili ragioni che richiedono un trattamento: infezioni, mal di testa, difficoltà d’apprendimento, traumi autismo, disordini genetici, difficoltà neurologiche, difficoltà motorie...</span></div>
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<span style="letter-spacing: 0px;">Ricordiamo che in ogni caso la Biodinamica craniosacrale è sempre e comunque un ottimo metodo di prevenzione e mantenimento di salute e benessere.</span></div>
di Tamara Macellonihttp://www.blogger.com/profile/07926140766169009157noreply@blogger.com0